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Victor Fomyn

Painter

Non abbiamo notizie su Victor Fomyn, sappiamo che é Ucraino e quindi, comprendiamo, visto l’attuale momento, l’assenza di specifiche notizie che lo riguardano. I suoi nudi, la sua pittura, sono qualcosa di estremamente comunicativo. L’Eros e l’allegoria sempre presente, fanno delle sue opere qulacosa di cui il nostro sito non poteva fare a meno…

Bruno Schmeltz – Non iperrealista, ma quasi!

Bruno Schmeltz è nato nel 1938 a Tolosa, che ha lasciato dopo la morte del padre all’età di 14 anni per trasferirsi a Parigi. Molto presto mostra una particolare facilità per il disegno e desidera seguire un percorso scolastico adeguato. Si iscrive ai corsi serali di disegno e pittura della Città di Parigi per prepararsi all’esame di ammissione all’ENBA di Parigi (Scuola Nazionale di Belle Arti).

Dall’età di 17 anni fu iscritto come copista al Museo del Louvre, apprendistato che continuò una volta ammesso al Quai Malaquais, che lasciò rapidamente, giudicando l’insegnamento ivi impartito incompatibile con le sue ambizioni di pittore. Si staccò allora dall’istituto e decise di intraprendere un solitario apprendistato per perfezionarsi nelle tecniche più rigorose della pittura classica.

Dopo gli obblighi militari, allora 28 mesi, si recò per alcuni mesi a Madrid per copiare Tiziano e Rubens al Museo del Prado. Al suo ritorno si stabilì definitivamente in montagna in un fienile dei Pirenei che trasformò in officina. Durante gli anni ’60 visse come artista itinerante e viaggiò spesso. Collabora con il monastero benedettino di En-Calcat (Tarn) alla pratica della vetrata in lastre di vetro e del “Fresco”, pittura monumentale in trompe-l’oeil.

Esegue grandi decorazioni murali e realizza numerose vetrate, in particolare nella cattedrale di Dakar (Senegal). Nel tempo libero scarabocchia a torso nudo sui marciapiedi di Avignone o su un muro sperduto in un deserto americano in pieno periodo hippie.

Nel 1972 abbandona l’attività decorativa per dedicarsi alla pittura da cavalletto (pittura ad olio). Pierre Cardin e Pascal Bonafoux organizzano la sua prima grande mostra nel 1974 che lo proietta sulla scena parigina.

Elabora i primi trent’anni di pittura del suo universo: pose metriche di umani blu, paesaggi favolosi all’orizzonte lanciati da giganteschi frangiflutti, visioni crepuscolari di una città degradata dalla notte. I periodi si susseguono distintamente e sono tutti addomesticati dalle leggi di una tecnica irreprensibile, che a volte rasenta il rigore dell’iperrealismo.

Dagli anni 2010, parallelamente alla continuità del suo lavoro principale, ha prodotto un’ampia serie sul mito cinematografico del western per il quale esegue una tecnica più essenziale della pittura a olio.

A ridosso di un ambiente straordinariamente agreste e ancora preservato, dal 2014 ha iniziato anche i ritratti di artigiani al lavoro, con i loro attrezzi e gli abiti di tutti i giorni, alla maniera della pittura realista francese dell’Ottocento.

Oltre all’attività di pittore, Bruno Schmeltz pratica con il figlio l’apicoltura di montagna con un allevamento di 200 arnie mobili che sposta con le stagioni, anche in alta quota.

Sito ufficiale

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