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Victor Fomyn

Painter

Non abbiamo notizie su Victor Fomyn, sappiamo che é Ucraino e quindi, comprendiamo, visto l’attuale momento, l’assenza di specifiche notizie che lo riguardano. I suoi nudi, la sua pittura, sono qualcosa di estremamente comunicativo. L’Eros e l’allegoria sempre presente, fanno delle sue opere qulacosa di cui il nostro sito non poteva fare a meno…

Il surrealismo metafisico di Neil Moore

Neil Moore è nato a Leicester nel 1950. Ha studiato al Loughborough College of Art and Design dal 1968 al 1972. Ha tenuto la sua prima mostra personale nel 1973 prima di assumere l’incarico di “Artista in mare” con la marina mercantile britannica dal 1974 al 1976. Ora veterano di oltre venti mostre personali, è stato rappresentato dalla Nicholas Treadwell Gallery, Londra ( 1977 – 94), East West Gallery, Londra (1995 – 2009) e Bo-lee Gallery, Bath/Londra (2009 – 2014), Singulart (galleria online con sede a Parigi) 2021

Vediamo cosa lui stesso dichiara della sua arte, attraverso il suo sito:

” Artista? Non so mai cosa dire quando devo scrivere di quello che faccio – suppongo sia per questo che scelgo di dipingere. Quindi, per favore, tieni presente che è probabile che sia “l’inespressivo che cerca di esprimere l’inesprimibile”.

A differenza della maggior parte dei pittori realisti, non vedo le cose e voglio dipingerle, anche se a volte vorrei farlo, perché sospetto che potrebbe essere più facile. La mia vita mi presenta sfide emotive e intellettuali che possono preoccuparmi, incuriosirmi o divertirmi. Nel tentativo di dare un senso a queste esperienze, cerco di creare immagini che le esplorino o le esprimano. 

L’immagine risultante non è illustrativa, è sempre metaforica. Questo perché sto cercando di dipingere un’immagine per “capire”, non per essere capito. È essenzialmente un processo intuitivo. Genero immagini che per me esprimono qualcosa – non so cosa, e non analizzo cosa potrebbe essere. Non è che io non valuti le possibilità (passo giornate intere a scegliere esattamente cosa sarà incluso in ogni dipinto) ma la valutazione è fatta su base puramente “mi piace/non mi piace”. 

Gli spettatori sono spesso indotti in errore dall’esattezza dello stile a pensare che so cosa sto facendo, ad es. “cercando di dire loro qualcosa”, mentre in realtà sto cercando di scoprire qualcosa. L’eventuale ambiguità che ne risulta non è quindi deliberata, ma è il risultato del mio “non sapere”. I dipinti, per usare un’altra metafora, sono come uno specchio: mi riflettono qualcosa di me stesso. Le loro rivelazioni spesso mi sorprendono. Non forniscono mai risposte ma, se riesco a incapsulare con successo qualunque sentimento li abbia stimolati, si verifica una separazione e posso andare avanti. 

Oltre all’effetto terapeutico di “deporre” questi “fantasmi” concettuali c’è anche il mio bisogno di creare. Se passa una settimana in cui alla fine non ho creato qualcosa, sento di aver sperperato un’occasione preziosa. Una lunga vacanza o un periodo di inattività è frustrante per me: comincio a sentirmi senza scopo.  

Il mio processo creativo è indiscutibilmente egocentrico in quanto lo faccio per me stesso, non per compiacere o placare gli altri. Cercare l’approvazione è naturale, ma credo che alla fine corrompe l’arte e mia l’originalità”. 

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Link di riferimento:
Sito Ufficiale

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